DAL ’78 ALL’ ’83 CINQUE ANNI DI PROMOZIONE

Il disastroso campionato di promozione del 53-54, disputato a Roseto, fu la causa del successivo buio calcistico fino agli anni sessanta. Anche dopo la retrocessione dalla quarta serie si rischiò una grave crisi che per fortuna venne superata, grazie all’impegno e al sacrificio di alcuni dirigenti.
Il presidente Timperi non abbandonò la squadra, ripianò ii bilancio insieme ai suoi collaboratori (fu per questo che si evitò la crisi) e cercò di seguirla con dignità, aiutato sopratutto da Pierino Daidone che nelle vesti di segretarlo fu davvero infaticabile e prezioso. Tornò come allenatore Pagani che fece anche da dirigente e riuscì a piazzare la squadra all’ottavo posto, facendole superare un momento assai critico e difficile.

L’anno dopo, nel 79-80, il dottor Timperi lasciò la presidenza tenuta per otto anni e gli subentrò un altro “presidentissimo”, Giuseppe Arangiaro, rneglio noto come Don Peppe, che affidò la squadra al pescarese Demetrio Patriarca, un allenatore con una carica umana notevole, che resterà un anno e mezzo circa con ii Pineto, impostando un ottimo lavoro con una compagine ampiamente rinnovata ed attingendo dal vivaio curato per anni da Tomei (Passamonti, Rastelli, Di Giacinto, Riccardo Pavone, Pallozzi, Chiatamone). L’era di Arangiaro durò cinque anni durante i quali il Pineto ebbe un’impostazione moderna e manageriale con delle significative innovazioni chc contribuirono ad accrescere ii livello già buono del calcio pinetese. Fu assunto per la prima volta un direttore sportivo, Andrea laconi, un giuliese assai abile nel mondo del calcio. Egli in armonia con i dirigenti e i tecnici che si avvicendarono in quegli anni, svecchiò l’organico allestendo in pochi anni una squadra competitiva che vinse il campionato di promozione nell’anno ‘82-83.

L’anno della vittoria fu preceduto da un biennio assai tormentato con il ritorno di Ghinazzi nell’ 80-81, dopo l’esonero di Patriarca. Nell’81-82 fu definitivamente allontanato Ghinazzi e il campionato venne concluso da due giocatori in veste di allenatori (Tancredi per due sole giornate e Cesarini per il resto). L’anno dopo ci fu l’apoteosi. Era l’anno del mundial di Spagna e i dirigenti del Pineto (Arangiaro, Sacchini, Mastrogiuseppe, Silvio Brocco, il compianto Ugo Balducci) tornarono entusiasti dalle imprese spagnole degli azzurri (sulla foto della copertina del libro di Angelo Rovelli “L’ltalia dei mondiali” è riconoscibile con la bandiera tricolore il presidente “Don Peppe” in veste di tifoso accanito della nazionale).
E dopo quella scorpacciata di vittorie “mundial”, scommisero tra di loro che anche Pineto avrebbe vinto il campionato. Venne richiamato Pagani e potenziato l’organico. Ma dopo cinque partite deludenti, fu sostituito da Francesco Oddo che operò una rimonta sensazionale nel girone di ritorno, dopo quello di andata condotto a fasi alterne.

Il distacco dalla capolista Vasto era di sei punti, ma il successo al “Cannarsa” di Termoli (1-0 con gol di Feliziani su rigore) nella prima di ritorno, segnò un recupero incredibile, maturato nel corso di 15 gare conquistando 28 dei 30 punti disponibili e concludendo a pari merito con il Guardiagrele, superato poi nettamente nella gara di spareggio a Francavilla per 4-2 (reti di Feliziani, Perticarà (2), Giampaolo). Alla fine della partita ci fu una sparatoria senza conseguenze con l’arresto di alcuni tifosi del Guardiagrele che danneggiarono anche diverse autovetture dei pinetesi al seguito. Oltre duemila tifosi del Pineto si recarono a Francavilla.
La difesa stabilì un record con 10 reti subite (a parte le due dello spareggio), mostrandosi di gran lunga la più ermetica del torneo, la migliore in assoluto in Italia.

De Santis, il portiere, rimase imbattuto per 913 minuti, qualcosa come più di dieci partite consecutive. E proprio sulla forza del pacchetto difensivo la formazione del presidente Arangiaro costruì i suoi successi. A centrocampo si ebbe una grande omogeneità con la continuità di Druda, la freschezza atletica di Dragone, l’inventiva di Giampaolo e la fantasia di Rastelli e Pavone. In attacco Feliziani segnò meno del solito (10 gol di cui 6 su rigore), mentre l’anno prima veva stabilito il suo record personale di 19 gol in promozione. Ma segnarono anche gli altri: Fabrizi otto, Perticarà sette, Druda sei, ecc., in virtù delle caratteristiche del gioco fatto praticare da Oddo.

“Ho un grande ricordo dei cinque anni di presidenza, – confessa Don Peppe Arangiaro, – ma logicamente preferisco parlare del campionato vinto in promozione. Fu un’annata fantastica, piena di emozioni per il modo come vincemmo con la rimonta incredibile e lo spareggio con ii Guardiagrele a Francavilla. Devo dire a distanza di anni, che tutti contribuirono al successo, dall’allenatore Oddo al direttore sportivo laconi, dai giocatori al pubblico, ai dirigenti che voglio pubblicamente citare. Dal presidente onorario Silvio Capelletto ai vice presidenti Giovanni Sacchini, Arturo Scrivani, Silvio Brocco ai semplici ma preziosi dirigenti Pierino Daidone, Antonio Colleluori, Umberto Brocco, Fernando Franchi, Bruno Caduceo, Benito Gialanella, Francesco Merletti, Artibano Collevecchio e Antonio Di Luca. E di quest’ultimo che purtroppo non è più con noi, desidero riferire un episodio assai significativo. Il buon Antonio era considerato il nostro portafortuna, il dirigente della panchina che per scaramanzia non cambiavamo mai perchè con lui si vinceva sempre. Si tassava di una cospicua somma che versava puntualmente in quote mensili con scrupolistà estrema. Una sera mi disse: “Caro don Peppe, quanti calzini dovrò vendere per riprendere questi soldi? Ma li metto volentieri e con entusiasmo per questa squadra che ci sta facendo sognare.” La nobile frase del compianto Antonio Di Luca è una pietra miliare della storia calcistica pinetese. A tutti i dirigenti dell’A.S. Pineto, dai presidenti al più umile consigliere, deve andare il ringraziamento, la stima e l’affetto degli sportivi tutti.
E’ grazie a loro se Pineto ha conquistato il suo bravo posto al sole nel mondo del calcio e non va ignorato che l’Ente locale non ha potuto elargire (anche se sono in molti a ritenere che non ha voluto) grosse somme a disposizione.

(testo amichevolmente concesso da Enrico Romanelli)