IL PRIMO CAMPIONATO UFFICIALE

Con vivo piacere mi accingo a ricordare, nell’ambito di questa rassegna sul calcio pinetese, l’anno in cui il Pineto vinse per la prima volta il campionato di 1a Divisione e partecipò nell’anno successivo al campionato di promozione. Un anno molto importante per me e per Pineto che ebbe modo di affermarsi in campo regionale in una attività sportiva.

In quel periodo Pineto non aveva ancora raggiunto il boom turistico ed ai pinetesi mancava un’occasione per uscire dall’anonimato, un simbolo in cui identificarsi. Quella squadra rappresentò per i pinetesi un punto di coagulo. Ricordo ancora l’entusiastica partecipazione del pubblico, i pullman pieni di tifosi festanti nelle varie trasferte e le due ali di gente al nostro ritorno dall’ultima partita che consacrò la nostra vittoria finale. Il paese poi, ricco di bellezze naturali, si è sviluppato turisticamente ed altre iniziative sono sorte e, per quanto concerne il calcio, ha avuto la opportunità di allestire formazioni tecnicamente anche più prestigiose, ma non vi è stata più come allora una partecipazione di pubblico così totale ed affettuosa.

E’ mio dovere ricordare per primo lo staff dirigenziale che ci seguì con tanto entusiasmo: Pasqualino Italiani presidente, Salvatore Di Febo Vice-Presidente, Tonino Passerini il tuttofare, Pierino Daidone, Guglielmo Paradisi, Luigi Urbini, Abramo Nocella, Ettore Santarelli, ecc.
La squadra fu costruita sapientemente rinforzando quella che nell’anno precedente aveva vinto sorprendentemente ii campionato di 2a Divisione iniziando l’attività ufficiale del calcio pinetese. Al simpatico e pittoresco Ughetto di Silvi subentrò come allenatore Ventura, vecchia gloria della famosa strapaesana del Pescara. Questo vecchio campione, che già da qualche anno aveva lasciato ii calcio agonistico, dopo i primi risultati incerti, all’età di 39 anni entrò in squadra inventando il ruolo di libero e, grazie alla sua esperienza e soprattutto alla sua umiltà, ottenemmo 14 risultati utili ed in breve tempo andammo primi in classifica. Merito fu anche del preparatore atletico Vittorio Colleluori, un severo professore di ginnastica della vicina Atri.

In porta giocava Parisciani, proveniente dal Basket Roseto, agile e forte nella presa delle palle alte e denominato gatto giallo per la sua fiammeggiante maglia gialla. I due terzini erano: a destra De Santis II dal Silvi, arcigno ma mai cattivo con l’uomo e a sinistra Osvaldo Assogna, uno dei tre pinetesi in squadra insieme al sottoscritto e a Rapini, forte nel gioco di testa e costantemente proteso in avanti alla ricerca del gol. Oggi quelle sue propensioni sarebbero richieste in una qualunque formazione, allora non sempre erano apprezzate e qualche volta anche criticate. Come mediani giocavano a destra Diodati dal Roseto, caparbio e grintoso, che per esigenze tattiche finì per ricoprire ii ruolo di stopper e a sinistra ii sottoscritto che cercava di orchestrare ii gioco a centrocampo e rifornire le punte con lunghi lanci.

Completavano il centrocampo Di Giuseppe dal Montesilvano, un terzino che seppe assolvere con bravura al ruolo di ala tornante, Santurbano dal Pescara, uomo a tutto campo dotato di buona tecnica e De Santis I dal Silvi, una punta che si sacrificò con efficacia nel lavoro di interdizione. Le due punte: Francesco Rapini ed Eusebio Pavone dall’Atri, più noto come Bibì, avevano caratteristiche tecniche differenti, il primo un uomo di area sempre pronto a sfruttare le occasioni da gol, tanto che vinse la classifica dei cannonieri con 17 gol e ii secondo tutto estro e costantemente alla ricerca del dribbling vincente per creare spazi nell’area avversaria. II merito di quel successo va naturalmente esteso anche ai vari Antonio Di Febo, Gianfranco Marucci, Fernando Cimini, Camillo Di Gregorio, Renato Brocco (il più giovane), Andrea Catucci ecc. che si seppero far valere quando furono chiamati a giocare.
Da un punto di vista tecnico è da sottolineare che la squadra fu schierata secondo il modulo del sistema, ma con l’ingresso in squadra di Ventura finimmo per adottare accorgimenti tattici che a distanza di qualche anno risultarono innovatori per quel periodo. Il ruolo di libero, il tornante sulla fascia destra e ii propulsore sulla fascia sinistra sono gli esempi piü significativi che fecero di noi un complesso ben equilibrato in tutti i reparti.
L’amalgama in campo e nello spogliatoio tra noi giocatori e tra noi e l’allenatore fu di certo l’arma migliore di quella squadra. Gli allenamenti costituivano per noi un motivo di divertimento e non potrò mai dimenticare gli infuocati duelli tra i due inseparabili amici Rapini e Marucci. La rabbia di riserva di Marucci finiva sempre per spegnere il nostro bomber. Il premio per la vittoria finale fu un ottimo pranzo a base di agnello offerto dal nostro Presidente. Fummo tutti molto contenti e fu una grande festa.

Mimmo Brocco